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VESTIRE GLI IGNUDI

VESTIRE GLI IGNUDITEATRO PACINI PESCIA – Venerdì 18-12-2009 ore 21:00


Autore:
Luigi Pirandello
Regia: Walter Manfrè
Interpreti Principali: Vanessa Gravina, Luigi Diberti, Luca Biagini
Produzione: Compagnia delle Indie Occidentali/Polis Cultura



Descrizione:
Testo già portato in scena allo Splendor di Pescia nel 1985 da Mariangela Melato, vede ora come protagonista ora un‘intensa Vanessa Gravina, affiancata da Luigi Diberti e Luca Biagini. La regia è di Walter Manfrè. Al centro della commedia la vita di una donna colpevole quanto sfortunata e degli uomini che l‘hanno resa tale, raccontata nello spazio di tempo fra un fallito tentativo di suicidio e la morte.

note di regia 
Ad ogni nuovo incontro con Pirandello nasce la domanda pressante su cosa di nuovo io possa ancora dire che non sia stato già detto circa la sua poetica e su cosa io abbia potuto maturare su di lui nel tempo trascorso lontano da lui.
Da tempo è svanita in me la voglia di raccontare le sue storie mentre parallelamente è iniziata la frenesia di avviare una indagine sui rapporti fra lui e i suoi personaggi e fra i suoi personaggi stessi al di fuori degli intrecci delle sue trame.
In questo Vestire gli ignudi ho da sempre sentito, come un sentimento sotterraneo, la Pietà ma sono sempre stato nel dubbio se di Pietà si trattasse o di turba psichica.
E se da un lato mi atterrisco dinanzi all‘intreccio sado-maso di parole e di sangue e al dilaniare che i personaggi fanno della vittima consacrata, dall‘altro mi incuriosisce la scoperta della necessità forte, anche da parte dei laidi, di ergere un muro a sua protezione. Così sempre mi è apparso malato sul piano psichiatrico il rapporto fra il vecchio scrittore Lodovico Nota ed Ersilia conoscendo soprattutto il travaglio che legava Pirandello alla nascita dei suoi personaggi. In questo caso lo scrittore è anche un protagonista della storia, quasi al contempo dentro e fuori di essa.
In ogni caso tutto accade come dentro una serie di flash onirici di estrema violenza, scanditi da ritmi serrati e da una recitazione che più che moderna oserei definire metropolitana. Sarà questa scelta, crediamo, disgregante della recitazione classica, insieme alla natura talora rarefatta dell‘immagine, a creare quei moduli narrativi “non reali”, per noi imprescindibili.
Walter Manfrè

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