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sabato 14/5/2011 (ore 22.00) domenica 15/5/2011 (ore 21.30)

 

HABEMUS PAPAMdi Nanni Moretti con Michel Piccoli, Nanni Moretti, Jerzy Stuhr, Dario Cantarelli, Renato Scarpa, Margherita Buy.

I cardinali riuniti in Conclave nella Cappella Sistina procedono all’elezione del nuovo Papa. Smentendo tutti i pronostici viene nominato il cardinale Melville il quale accetta con titubanza l’elezione ma, al momento di presentarsi alla folla dal balcone centrale della basilica di San Pietro, si ritrae. Lo sgomento assale i cristiani in attesa ma, ancor più, i cardinali che debbono cercare di porre rimedio a questo evento mai verificatosi sotto questa forma. Si decide, pur con tutte le perplessità imposte dalla dottrina, di far accedere ai palazzi apostolici lo psicoanalista più bravo per tentare di far emergere le cause che hanno spinto l’alto prelato al diniego e favorirne un ripensamento. Il terrazzo su Piazza San Pietro è un palcoscenico dalle tende purpuree, migliaia di fedeli il pubblico ritualmente adorante. Il Papa è un ruolo. Il ruolo principale. Che il cardinale Melville, nei primi minuti semplice comparsa ai margini dell’inquadratura, non riesce a interpretare. Nonostante una sceneggiatura assodata. Perché Melville, si dice, è un attore mancato. Con Habemus Papam siamo di fronte al film più maturo di Moretti che torna alla messa in crisi delle cristallizzazioni identitarie, tema che percorre la sua intera filmografia: come a ribadire che oltre le maglie ipocrite del ruolo sociale freme e trema l’individuo. Ma in Habemus Papam, soprattutto, è la questione del Potere ad essere centrale: dopo essersi caricato, sino alla somatizzazione, dell’enorme responsabilità rappresentativa di Berlusconi ne Il caimano, togliendo al Premier ogni possibile maschera, e insieme dimostrandone l’invasività antropologica virale, Moretti mette in scena una clamorosa rinuncia. Un Papa che non vuole fare il Papa, uno psicoanalista che dovrebbe aiutarlo a condizione di non parlare di sesso, sogni, Edipo. Habemus Papam è una clamorosa metafora del blocco, del rifiuto del mondo,del trovarsi di fronte a qualcosa che non riusciamo ad affrontare. È un film magnifico, quasi un miracolo: perché il laico Moretti riesce a raccontarci il «dietro le quinte» di un conclave strappando numerose risate e rispettando nel contempo la solennità di un rituale in cui si identificano milioni di persone.

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